(Amore) Cantieri ai tempi del (colera) corona

15 Febbraio 2021

Revimac

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Con la pandemia di Covid19 del 2020, le nostre vite sono state a dir poco stravolte.

Lo scorso marzo l’Italia ha subito un lockdown che ha costretto a chiudere la maggior parte delle attività produttive fino a maggio ma le vetrerie, come sappiamo, sono state una delle poche eccezioni. Così lo è stata anche Revimac, in quanto parte della catena dei fornitori a sostegno dell’industria del vetro.

Dal punto di vista manifatturiero, le operazioni sono tornate “quasi” alla normalità all’inizio dell’estate, ma non per i cantieri di installazione che prestiamo presso gli stabilimenti dei nostri clienti. In moltissimi casi infatti a causa dei lockdown sia in Italia sia negli altri paesi del mondo, i cantieri sono stati riprogrammati o, quando possibile, ripensati dando supporto da remoto e in videoconferenza; condizioni ahimè usuali nelle quali moltissime altre realtà si sono trovate.

Revimac da sempre deve gran parte della sua fama al suo Service sempre ben apprezzato e l’anno scorso non è certo stato un’eccezione. Nonostante la maggior parte dei cantieri siano stati più volte riprogrammati e malgrado la situazione di incertezza nei vari paesi, le attività sono state portate a termine affrontando nuove sfide ma con l’affidabilità di sempre, e diciamolo:” MAMMA MIA” come è diventato difficile eseguire cantieri in questo periodo!

Se inizialmente è stata la pianificazione a saltare a causa dei vari lockdown imposti nei diversi paesi, alla ripresa delle attività tutto è diventato d’improvviso enormemente più complicato e costoso.

Gestire e organizzare gli interventi in vetreria è sempre stato complicato, soprattutto in Europa, per via delle stringenti misure di sicurezza e di stringenti disposizioni burocratiche, anche per la pericolosità dell’ambiente “vetreria”, ma oltre a tutto ciò in questo periodo sono state aggiunte molte altre norme di protezione sanitaria per prevenire la diffusione del Covid19.

Oramai diamo per scontati molti comportamenti come per esempio indossare una maschera per il viso, misurare la temperatura all’ingresso delle aziende e usare gel igienizzanti, ma a questi si aggiungono molte richieste differenti, arbitrarie a volte inaspettate diverse da stabilimento a stabilimento che hanno inciso notevolmente su costi, logistica e risorse umane.

Tutti i DPI (dispositivi protezione individuali) sia monouso che generici sono raddoppiati in costo, in alcuni impianti sono obbligatori caschi speciali con protezione dell’intero volto; alcuni stabilimenti forniscono solo le indicazioni di massima circa le strutture ausiliare necessarie per i grandi cantieri (come i container spogliatoio, sale da pranzo e servizi igienici) lasciando responsabilità e costi alle aziende appaltatrici, mentre in altri rari casi sono le vetrerie ad organizzare direttamente il tutto. In ultima si aggiungono le centinaia di tamponi COVID-19 per tutte le persone in partenza o in arrivo dalle missioni all’estero.

Un’altra doverosa riflessione riguarda i nostri colleghi che di fatto eseguono le installazioni, in molti casi all’estero, che si sono trovati a subire pesanti limitazioni con i lockdown ed i coprifuochi imposti nei vari paesi come il resto della comunità locale, che li hanno costretti nelle loro camere d’albergo la sera e durante il fine settimana, negando loro qualsiasi attività extra lavorativa, in alcuni casi per molte settimane di fila, a volte mesi, lontano da casa, famiglia ed affetti.

Tutti questi problemi sono stati una grande montagna da scalare e sono stati un grande peso sul lato umano, organizzativo e anche economico.

Il vetro e le vetrerie sono affascinanti, quando l’installazione di una macchina IS è completa e si guarda la linea operare fluente ad alta velocità sembra davvero una magia, ma non lo è. Si tratta infatti di un maestoso lavoro di ingegneria, sviluppato, prodotto ed installato da persone devote con un vero e autentico amore per il vetro, che nonostante le avversità continuano a viaggiare per il mondo rischiando la salute in queste gravi circostanze.

È in particolare a loro che, trascorrendo la maggior parte del tempo all’estero lontano dalle loro famiglie hanno compiuto enormi sacrifici per la dedizione alla loro professione, va il nostro più profondo rispetto, stima e ringraziamento.

Noi tutti cerchiamo di fare la nostra parte in questo particolare periodo storico che speriamo stia volgendo al termine, non dimenticando mai che: “È la vita, e non la morte, a non avere confini“.

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